Condivido molto volentieri e sottoscrivo la proposta dei colleghi Mario Giustizia e Cinzia Polino.
“Gli attentati di Parigi ci chiedono di conoscere e di capire. E ci chiedono, in maniera urgente e senza riserve, di riflettere e di dare una risposta. Di dare una risposta civile e profonda alla violenza fisica e alla brutalità di certe convinzioni. Di riflettere su che cosa siamo disposti a proteggere e su che cosa non siamo disposti a farci portare via. Di dare una risposta a chi, oggi o domani, qui o altrove, pensa o penserà che il ricatto delle armi possa fiaccarci, che l’aggressività delle parole possa ammutolire le nostre voci, che la forza della paura possa incutere altra paura, che l’odio possa distruggere le nostre libertà, come individui e come società. Gli attentati parigini ci chiedono di non cedere a chi ci vorrebbe diffidenti al diverso, sospettosi dello straniero, chiusi con lo sconosciuto, violenti con l’incompreso. Ci chiedono di riflettere con lucidità su come e quanto siamo diversi e migliori di chi ci vorrebbe sottomessi e impauriti, diffidenti ed egoisti. E su quali ben altre “armi” possiamo contare: la cultura, la bellezza, la condivisione, la libertà, la voce, la pace.”
Chiediamo agli studenti e ai docenti di riflettere sui fatti accaduti e di non lasciarsi soltanto trascinare dalle idee e dalle parole degli altri. Quanti vogliono condividere il frutto della loro riflessione e del loro punto di vista, possono esprimerlo su una bacheca, questa volta reale, appositamente creata sulla parete di fronte al bar.